La Pogonofobia, dal greco pogon (barba), è la paura ingiustificata, anormale e persistente delle barbe. Sia della propria che delle persone che la portano. Un terrore che può sembrare assurdo, bizzarro, quasi inconcepibile, ma che ha una sua origine nei ricordi di visioni di uomini cattivi e barbuti nei libri della nostra infanzia o, più specificamente, può essere legata alla mancanza di igiene personale. C’è chi sostiene che uno dei personaggi più famosi della politica italiana, Silvio Berlusconi, sia affetta proprio da questa fobia. Si narra che negli studi Mediaset, un tempo, venivano richiamati tutti coloro che avessero la barba più lunga di un giorno: chiunque. Persino giocatori del milan all’apice della loro carriera non erano degni di ricevere complimenti e strette di mano, ma solo un categorico: “Tagliati la barba”. A quanto pare per Berlusconi la barba indurrebbe “diffidenza nei confronti dell’interlocutore”, non sarebbe più, quindi, simbolo di virilità e saggezza, almeno per lui. Nel corso del tempo, indossare una folta barba è diventato prerogativa di filosofi o uomini che nella vita non facevano altro che pensare, comunisti, anarchici, fricchettoni e nullafacenti. Sembra quasi che la società abbia demonizzato la barba confinandola in una monade di sporcizia, noncuranza e negligenza. Che ci sia dietro un complotto atto a far decadere il culto della barba? Magari promosso proprio da chi, di questa barba, ha un terrore inspiegabile?

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