La poesia lirica si afferma in Italia alla corte di Federico II di Svevia; la sua corte era per lo più stabilita in Sicilia, che così era divenuta il centro non solo politico ma anche culturale dell’Impero. Federico II concepiva il potere in modo moderno, e cioè accentrato e unitario.

Federico II si pose in opposizione alla Chiesa non esclusivamente in ambito politico, ma anche nel campo culturale, promuovendo un approccio secolare e un orientamento verso lo studio scientifico. Sostenne il rinnovato interesse per l'apprendimento del latino e promosse lo sviluppo di diverse entità educative e culturali, tra cui la scuola di Capua, l'Università di Napoli e la scuola medica di Salerno. In Sicilia, città come Palermo e Messina emersero come importanti focolai di attività intellettuale e culturale.

Per quanto riguarda la poesia, Federico II favorì lo sviluppo di forme liriche in volgare ispirate alla tradizione dei trovatori provenzali. Tale fu l’influenza della poesia siciliana che i poeti successivi, sino agli stilnovisti, furono chiamati siciliani anche se operavano in regioni del Centro o del Nord Italia. Oggi si parla di Scuola Siciliana solo per indicare il gruppo dei poeti (25 circa) attivi nel periodo fra il 1230 e il 1266.

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