Il principale ingrediente nelle foglie di coca, l’alcaloide cocaina, fu isolato in forma pura nel 1844. In Europa tuttavia se ne fece scarso uso fino al 1883, quando un medico dell’esercito tedesco, il Dr. Theodor Aschenbrandt,acquistò una fornitura di cocaina da una ditta farmaceutica di Merck e la inviò ai soldati della Bavaria, durante le manovre d’autunno. Il medico notò che essa produceva dei benefici effetti nella sopportazione della fatica. Tra coloro che lessero dell’esperimento del Dr. Aschenbrandt vi fu Sigmund Freud, neurologo viennese, che aveva allora ventotto anni ed era ancora molto lontano da quella che sarebbe stata poi la sua fulminante carriera. A quel tempo Freud soffriva di depressione, fatica cronica ed altri sintomi nevrotici. Così scrisse alla fidanzata, Martha Bernays il 21 Aprile del 1884: “Ho letto della cocaina, il componente principale delle foglie di coca, che alcune tribù indiane masticano per riuscire a resistere alle privazioni e alle difficoltà”. “Me ne sto procurando un po’ per me e poi vorrei provarlo per curare le malattie cardiache e gli esaurimenti nervosi…” Dal biografo Ernest Jones sappiamo che Freud provò l’effetto di 50 milligrammi di cocaina, con l’impressione che effettivamente la sostanza funzionava benissimo nello scacciare il cattivo umore, facendo tornare l’allegria, dandogli l’impressione che la sensazione provata fosse tale per cui ‘non si desidera avere altro’.

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