Il termine scudiero aveva sia nell'antichità che nel medioevo due significati diversi nell'ambiente militare.

L'uno indicava il valletto d'armi, ovvero un giovane incaricato di portare le armi e lo scudo del suo signore in guerra. Nella mitologia classica alcuni scudieri fungono pure da aurighi, come gli omerici Molione e Midone; anche nell'Eneide c'è un ragazzo con entrambe le mansioni, ed è agli ordini del condottiero rutulo Remo (per alcuni traduttori il passo in questione parlerebbe però di due figure distinte, uno scudiero e un auriga). Questi personaggi vengono detti scudieri o palafrenieri, avendo anche le stesse responsabilità degli addetti alle scuderie in servizio di vigilanza, i quali, agli ordini di un capo-scuderia, sono incaricati di sorvegliare i quadrupedi ricoverati nelle scuderie del corpo, specialmente nelle ore notturne (e uno di loro, lo scudiero di Remo, troverà la morte durante un turno di guardia negligentemente condotto, facendosi colpire nel sonno dalla spada di Niso). Ancora nel poema epico virgiliano è presente il personaggio di Acate (il fedele armigero di Enea), il cui nome è diventato praticamente sinonimo di scudiero (fidus Achates).

L'altro significato era quello di scudiero nobile, o per meglio dire, allievo cavaliere, ed indicava il nobiluomo che si metteva alle dipendenze di un cavaliere provetto per apprendere l'uso delle armi e del cavallo, onde a sua volta diventare cavaliere.

Più informazioni: it.wikipedia.org