Il malocchio del pavone. Il malocchio nella credenza popolare siciliana come in tante altre culture, ha sempre destato un certo timore. Seppur nel ragionevole dubbio riguardo all’effettiva esistenza di quello che viene definito malocchio e sulla validità di alcuni rimedi cautelativi tramandati dalle vecchie generazioni, il siciliano è comunque ancora oggi sostenitore della tesi del “cu si vardau si sarvau” (chi si è guardato si è salvato). Questo concetto si manifesta nel ripetersi di alcuni gesti o di scongiuri verbali volti a proteggere e difendere strenuamente l’aurea benevola che circonda ogni individuo, anche se in effetti, nessuno sano di mente ci crede davvero. Potremmo paragonare la salvaguardia dal malocchio ad una slogatura curata con un disintossicante per lo stomaco, insomma, al giorno d’oggi è un argomento che definirei più che altro un aspetto del folklore siciliano, ed in quanto tale divertente ed interessante da affrontare per le curiose storie delle sue origini. I soggetti e le motivazioni del malocchio sono infatti innumerevoli, e nel caso del pavone e soprattutto delle sue variopinte piume, la tradizione popolare vuole che portino una certa sfortuna. Animale sacro a Giunone ed emblema in molte religioni orientali, il pavone simboleggia da sempre l’immortalità e la resurrezione, ma durante il medioevo in Sicilia era considerato portatore di sfortuna.

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