La morte di Adolf Hitler avvenne il 30 aprile 1945, nella fase finale della battaglia di Berlino, per suicidio con un colpo di pistola alla testa presso il suo Führerbunker a Berlino. Sua moglie Eva Braun seguì la stessa sorte, ingerendo cianuro. In quel pomeriggio, secondo le istruzioni date precedentemente dallo stesso Adolf Hitler, i loro resti vennero portati attraverso le scale verso l'uscita d'emergenza del bunker, furono cosparsi di benzina e dati alle fiamme nel giardino della cancelleria del Reich, al di fuori dal bunker. In base ad alcuni documenti tratti dagli archivi dell'Unione Sovietica, è stato dimostrato che i resti carbonizzati sono stati successivamente recuperati e seppelliti in altri luoghi, fino al 1970, quando furono nuovamente esumati, cremati e quindi ne furono disperse le ceneri. I servizi segreti sovietici del KGB hanno sempre dichiarato il ritrovamento del cadavere bruciato e che l'identità fosse stata confermata grazie all'impronta dentale. Ancora oggi queste circostanze costituiscono argomento delle teorie del complotto. Nel 2018, a seguito di un'analisi biomedica dei denti di Hitler, è stato confermato che il dittatore tedesco morì nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945.

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