La simulazione della propria morte, messa in atto in questo caso anche nel rapporto di coppia, è nota come tanatosi, dal greco tanathos (morte), e rientra tra i comportamenti mimetici più bizzarri messi in atto dagli animali. Prevede una completa immobilità, con conseguente sospensione di ogni attività motoria… un fenomeno istintivo, legato all’autoconservazione. Di fronte ad un animale già morto, la concentrazione di un predatore di solito diminuisce sensibilmente, lasciando tempo alla preda di fuggire e di sopravvivere all’attacco. La tanatosi è diffusa tra pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi, oltre che in molti invertebrati tra cui ragni e insetti. I caracidi, pesci neon e pesci cardinali, ad esempio, si fingono morti non appena pescati, galleggiando inerti sul retino o nel sacchetto di trasporto per poi fuggire via una volta liberati in acquario. Il rospo comune, invece, se attaccato si gonfia il più possibile per impedire al predatore di ingoiarlo; per poi liberare un secreto lattiginoso e urticante o, in extremis, distendersi a pancia all’aria, apparentemente senza vita.

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