L'ultimatum delle Ventuno richieste o Ventun domande (in giapponese: 対華二十一ヵ条要求 Taika nijūikkajō yōkyū?; in cinese: 二十一条S, Èrshíyī tiáoP) fu un diktat presentato in termini ultimativi dal Giappone alla Cina il 18 gennaio 1915, che - se accettate - avrebbero reso la Cina in uno stato di completo vassallaggio, politico, economico, diplomatico, nei confronti dell'impero nipponico. Il Giappone, approfittando dello svolgersi della prima guerra mondiale, che teneva occupate le potenze e le diplomazie europee fuori dal teatro asiatico, partendo da una posizione di forza in base all'alleanza con la Triplice Intesa, aveva eliminato la Germania dai suoi possedimenti asiatici e confidava nel poter completare l'opera di rendere la Cina uno stato vassallo in corso dal 1894. L'operazione fallì per il netto rifiuto da parte degli Stati Uniti di permettere al Giappone di sostituirsi economicamente e finanziariamente a loro nello sfruttamento delle risorse cinesi. Il Giappone si vide costretto a ritirare l'accordo già sottoscritto dai plenipotenziati cinesi.

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