Nukus è il capoluogo del Karakalpakstan, una regione grande quanto metà dell’Italia che costituisce un terzo del territorio totale dell’Uzbekistan. Gli abitanti sono circa 1,8 milioni: un quarto è di etnia karakalpaki, mentre il resto è composto da uzbeki, kazaki e turkmeni. Gli abitanti della città di Nukus sono 312mila e per loro il clima rappresenta una sfida: gli inverni sono molto freddi, le estati torride con temperature che arrivano a 50 gradi. Qui, l’ambizione delle autorità è ricreare l’immagine di un’oasi fiorente nel deserto.

Situata a oltre duemila chilometri a sud-est di Mosca, Nukus è meta di tanti turisti appassionati d’arte perché qui ha sede un museo che raccoglie una splendida collezione di avanguardia russa, seconda per ampiezza e significato soltanto a quella del Museo Statale di San Pietroburgo. Per questo motivo il museo di Nukus è soprannominato «il Louvre del deserto».

Come fu possibile preservare quei dipinti non conformi alle direttive di Stalin? La città di Nukus era – ed è – una località sperduta: di controlli ce n’erano pochi, quando da Mosca arrivavano gli ispettori, Savitsky faceva sparire le opere più controverse, le contrassegnava con la targhetta «autore ignoto», oppure cambiava la didascalia.

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