Due parole, Blue Whale. Le abbiamo sentite nominare tutti. Le abbiamo lette sui giornali, sui social, sulle chat di WhatsApp, ascoltate alla radio e al telegiornale. Si tratta di un gioco un po’ incomprensibile, un gioco pericoloso, che avrebbe come conclusione il suicidio. Un gioco macabro e misterioso, che, proprio per queste sue caratteristiche, crea una curiosità quasi morbosa che spinge alla condivisione di massa le notizie che ne parlano, creando panico ed isteria collettiva. Vanno in onda i primi servizi televisivi ed ecco che se ne parla dappertutto. La storia deve essere per forza vera, ci sono le testimonianze, lo dicono anche in televisione. In un clima di panico le notizie continuano a circolare, raddoppiare e ad essere condivise in maniera convulsa. Il Blue Whale diventa un caso mediatico.

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