Alla morte di Ekhnaton, Tutankhaton fu proclamato faraone ad Akhetaton, mentre a Tebe la casta sacerdotale, sostenuta dal popolo, si ribellò e gli oppose come re Semenkhkare, un genero di Ekhnaton. Semenkhkare morì tre anni più tardi e Tutankhaton, ancora bambino, divenne l’unico faraone.

Per essere accettato dai sacerdoti, l’imperatore dodicenne ripristinò il culto di Amon con l’editto detto della restaurazione, riportò la capitale a Tebe, ricostruì i templi distrutti, dedicò statue e barche sacre ad Amon e cambiò il proprio nome in Tutankhamon (che significa «immagine vivente di Amon»). Anche sua moglie, la principessa Ankhesenpaaton («vive per Aton»), figlia di Amenofi IV, cambiò il proprio nome in Ankhesenamon («vive per Amon»). Il ritorno alla religione tradizionale pacificò l’Egitto, che ridiventò prospero dopo la crisi economica degli anni precedenti e riprese la politica espansionistica in Siria sotto il comando del generale Haremhab. Tutankhamon, malato fin dall’infanzia, morì molto giovane, a 18 anni, senza aver avuto il tempo di realizzare altre opere significative. La sua fama è legata soprattutto al destino del suo sepolcro

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