Una parziale autonomia (Commonwealth Status) venne concessa nel 1935, preparatoria di una piena indipendenza prevista dagli Stati Uniti nel 1946. Ma i lavori preparatori per la piena sovranità vennero interrotti dall'occupazione giapponese delle isole durante la Seconda guerra mondiale. Con una promettente economia nel periodo post-bellico le Filippine sul finire degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta registrarono l'aumento dell'attivismo studentesco e disordini civili contro la corrotta dittatura del presidente Ferdinand Marcos, che dichiarò la legge marziale nel 1972. A causa degli stretti legami con gli Stati Uniti il Presidente Marcos ne ottenne il sostegno, a discapito di amministrazione in cui era presente una massiccia corruzione, oltre che ad abusi dei diritti umani. La pacifica e incruenta rivoluzione (People Power Rivolution) del 1986, tuttavia, portarono alla cacciata di Marcos (che abbandonò Manila a bordo di un elicottero militare e arrivò infine alle Hawaii dove venne esiliato fino alla sua morte) e si assistette al ritorno alla democrazia. Da allora però il Paese è stato segnato da un periodo di instabilità politica che ha ostacolato la crescita economica.

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