Erisittone (in greco antico: Ἐρυσίχθων, Erysíchthōn) è un personaggio della mitologia greca, re di Tessaglia, figlio di Triopa. Viene citato da Dante nel canto XXIII del Purgatorio. Empio e violento, Erisittone non temeva la collera degli dei. Abbatté deliberatamente un bosco sacro a Demetra, con l'intenzione di costruirsi una sala da pranzo. Per punire la sua empietà la dea lo condannò ad una fame inesauribile. Per cibarsi, Erisittone dilapidò tutte le ricchezze della propria famiglia. Infine vendette più volte Mestra, sua figlia, al mercato. Costei aveva infatti avuto dal suo amante Poseidone il dono di prendere qualsiasi forma, il che le consentiva di mutarsi in un animale diverso ogni giorno per essere venduta e sfuggire poi ai suoi padroni. «La volpe multiforme e lasciva che, con il guadagno di tutti i giorni, provvedeva alla fame smisurata del padre.» (Licofrone, Alessandra vv. 1393-1395). Alla fine, Erisittone, per placare la sua fame, finì per divorare se stesso. Nel VI Inno di Callimaco è citato Erisittone, ma non la figlia. Callimaco racconta che Demetra, assunte le sembianze della sacerdotessa Nicippe, esortò Erisittone a non tagliare gli alberi che le erano sacri, ma questi, minacciandola, continuò con la sua opera, così Demetra, ridivenuta Dea, lo condannò alla fame perenne; e Erisittone, una volta dilapidato il suo patrimonio fu costretto a divenire un mendicante.

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