La mattina del 17 febbraio del 1600, Giordano Bruno fu prelevato dalla cella e scortato a Campo de' Fiori.

Due monaci domenicani e due monaci gesuiti lo assistevano ricordandogli i suoi errori e le sue eresie.

Bruno lungo il tragitto gridò: “Muoio martire e la mia anima salirà in Paradiso insieme al fumo”. Per farlo tacere allora gli trafissero le guance, le labbra e la lingua con degli spuntoni di metallo. Venne legato a un palo di legno e arso vivo.

Secondo Caspar Schoppe, presente al rogo: “Quando, prima di morire, gli venne mostrata l'immagine di Nostro Signore, la rigettò con rabbia e distolse lo sguardo”.

Giordano Bruno, poco tempo prima dell’esecuzione, scrisse queste parole, che suonano come il suo epitaffio: “Ho lottato... molto... e la vittoria è riposta nelle mani del Destino. Che questi possa proteggermi per quanto in suo potere, chiunque regnerà. I posteri non potranno negare che non ho avuto paura di morire, che in costanza non fui secondo a nessuno e ho preferito una morte da spirito libero a una vita da vile”.

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