Dopo la partenza verso la corte di Vienna, nel 1562 Giuseppe Arcimboldo divenne pittore di corte sotto l'erede al trono e futuro imperatore Massimiliano II, per il quale compose due cicli di dipinti, Le stagioni e I quattro elementi. La loro disposizione era studiata in modo tale che ognuna delle stagioni fosse rivolta verso un elemento, creando un sistema di rapporti tra microcosmo e macrocosmo propri della dottrina aristotelica; l'interpretazione attuale è quella di opere volte a celebrare il reame viennese tramite un assetto allegorico. Dei dipinti della versione originale rimangono soltanto L'Inverno e L'Estate, custoditi al Kunsthistorisches Museum di Vienna; le versioni più conosciute sono però quelle del Louvre, copie eseguite dallo stesso Arcimboldo su richiesta di Massimiliano II nel 1573. Si differenziano dall'originale viennese per una cornice floreale presente in tutti e quattro i dipinti.

Nei primi anni del novecento quest'opera era considerata una "macabra burla" dei disegni caricaturali di Leonardo, che forse Arcimboldo poté vedere a Milano; probabilmente il pittore ne fu ispirato per la composizione delle sue teste, ma i legami tra i due artisti non sono chiari.

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